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mercoledì 16 maggio 2012

Quando il voto si trasforma in un'arma di distruzione di massa


Tempi di comizi , di slogan politici, di trovate elettorali che hanno dell’incredibile , di città tappezzate da manifesti elettorali abusivi , ovunque , a Palermo e altrove. A volte , più che campagne elettorali sembrano stupide campagne pubblicitarie che hanno come obiettivo la vendita di un candidato, anche se , visto i tempi, potremmo dire l’obiettivo è “l’acquisto di un voto”. I programmi elettorali, nella stragrande maggioranza dei casi , non vengono nemmeno considerati, ci si basa su voci, titoli di giornali e luoghi comuni.
Ora, partendo dal presupposto che un politico è consapevole che l’esercizio delle sue mansioni implicherà anche attività volte a farsi eleggere o rieleggere, quello che manca, a questo punto, è la consapevolezza dell’elettore (niente di nuovo). Spesso, mi è capitato di assistere a situazioni dove intere famiglie votano un candidato , che siano elezioni locali o regionali, sulla base di un favore che quest’ultimo ha fatto a loro, anche solo ad un membro della famiglia . “Votiamo lui, ha fatto entrare Tizio a lavorare con Caio” ,  così cugini, zie, madri, padri, mogli, sorelle e fratelli, anche le nonne se sono ancora in grado di camminare , votano. Il sistema è facile da capire, prima di tutto perché è il classico esempio di voto di scambio di cui tanto si sente parlare, secondo perché ormai, ammettiamolo, tutto questo fa parte della nostra cultura . E’ qualcosa che in molti accettano e che in pochi criticano perché a volte si resta spiazzati dalle risposte : “ E’ normale” dicono  “sono sempre andate così le cose … dare per dare almeno lo do a qualcuno che conosco”. Per non parlare degli abili ruffiani che sempre alla ricerca di elettori spaesati affermano fieri “te lo dico io a chi devi votare”, se provi a chiedere loro il perché di questa loro spasmodica campagna a favore di questo o quel candidato , loro , prontamente ti rispondono “Nella vita non si sa mai, posso sempre avere bisogno”. 
Altrettanto comuni sono per di più le lamentele , sulla crescita che non c’è, sul lavoro che manca, sul nepotismo, il futuro negato ai giovani e le raccomandazioni, ripudiate da tutti ma volute, a volte, dagli stessi che  dicono a voce alta “mi fanno schifo”.
Continuo sempre di più a pensare che è vero che ogni popolo ha il governo che si merita.  Quando ritieni che un “buon politico” sia colui che promette un posto di lavoro a tuo figlio, distruggendo così il libro mercato, la sana concorrenza e il talento, non puoi lamentarti che le cose vanno vale, perché sei stato tu a volerlo, non i politici, non il sindaco del tuo paese, ma tu. Loro, i politici, ai quali fa sempre comodo dare la colpa, stanno facendo solo il loro gioco . Un favore = riconoscimento a vita di tutti i membri della famiglia =  voti. Scelte consapevoli e zero favoritismi non portano a niente, non portano voti, e obbligherebbero i candidati a concentrarsi davvero sul programma politico. Ma non indigniamoci più di tanto, perché siamo noi che glielo permettiamo.  Per questo motivo , un’altra idea che continuo a sostenere è che la prima rivoluzione che tutti dovremmo desiderare è una rivoluzione culturale . E’ consapevolezza, voglia di miglioramento, essere coscienti che il clientelismo non porta da nessuna parte. Prima di distruggere le vetrine e dare fuoco alle macchine dovremmo incazzarci con noi stessi, con le sciocche convinzioni e le stupide credenze. Prima di tutto dobbiamo cambiare noi, il nostro modo di pensare e solo allora potremo puntare il dito, solo allora potremo pretendere che le cose migliorino, solo così si potrà parlare.
Quando arrivi a pensare che l’Italia fa schifo, che le cose non cambieranno mai, che è stato e sempre sarà così, forse è perché quello a non crescere sei tu, e non il tuo paese.

mercoledì 4 aprile 2012

Riforma del Lavoro: articolo 18 e non, cosa cambia?

Vorrei iniziare il mio post scrivendo, come fatto anche per l'esposizione del decreto Salva-Italia e Cresci-Italia, che mi limito ad esporre e chiarire i punti e il testo legislativo venuto fuori dalla discussione in Consiglio dei Ministri, testo che in serata raggiungerà il Capo dello Stato per esser firmato. Proprio per questo motivo, il testo non è ancora arrivato nelle mani della stampa, quindi ci limiteremo ancora ad analizzare i pochi punti di una riforma ampia e complessa, esposti dal Premier e dal Ministro. Ricordo, inoltre, che ci sarà un iter legislativo che Monti vuole veloce ed efficace ma che difficilmente terminerà prima di Giugno e modificherà sicuramente certi aspetti della riforma, io spero in modo minimo.

Comincerei con delle battute di oggi che mi hanno colpito. La prima è brutta, è proprio brutta a sentirsi (dai che questa volta mi esprimo un po' anche politicamente): «Ci sono persone che non ce la fanno ad arrivare a fine mese e si stanno suicidando. Lei ce l'ha sulla coscienza quei suicidi» tuona il grande, carismatico, “rude” spesso e volentieri, leader dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro. Siete proprio brutti voi dell'Italia dei Valori, ma brutti politicamente, mi ricordate tanto la Lega Nord. Quale più ghiotta occasione di questa, un Paese in crisi, un Paese che si impoverisce, per ottenere i consensi di chi sta male? Il Presidente Monti non lo farà, ma se si dimettesse vorrei proprio vedere le vostre abili manovre finanziarie e politiche per rilanciare il Paese. Un giornalista ha chiesto al Primo Ministro, dopo la conferenza stampa, se avesse voluto esprimersi sulla frase di Di Pietro (Monti non era neanche in aula in quel momento), ma lui ha risposto, nero in viso, con un secco "No". Ma non diamo troppo credito ai ciarlatani e passiamo ai fatti. “Bravissima”, sussurra il Premier non appena il Ministro Fornero smette di parlare. È stata davvero brava a spiegare in una mezz'oretta i punti chiave di una riforma di questa portata, chiara come sempre. Ed è da questa seconda battuta che partirei, dividendo in paragrafi l'analisi della proposta del Consiglio dei Ministri. Parlerò soltanto alla fine dell'articolo 18, poiché non è, come molti pensano, l'unico punto della riforma e neanche il più importante. La riforma va vista nel suo insieme:

  1. Modalità di entrata nel mercato del lavoro e contratto dominante;
  2. Flessibilità in entrata: contrasto alla flessibilità “cattiva”;
  3. Ammortizzatori sociali: ASPI;
  4. Giovani e donne;
  5. Flessibilità in uscita: “spacchettamento” Art. 18.


  1. Il Ministro Fornero, grazie alla consulenza e il lavoro svolto parallelamente dal Ministro dell'Istruzione Profumo, punta ad affermare un tipo di contratto dominante, che è quello a tempo indeterminato. Scordiamoci i discorsi sulla monotonia del posto fisso allora! Posto fisso, però, non significa posto blindato ed irremovibile, ma di questo parleremo nel paragrafo 5.
    Si punta, per l'inserimento sul mercato del lavoro, sull'apprendistato, come in molti Paesi Europei, un po' alla tedesca. L'apprendistato però cambia. Come? In positivo per noi giovani, dal mio punto di vista. Prima di tutto, l'apprendistato mirerà ad una formazione professionale, trovando una via di mezzo tra le richieste di “formazione scolastica” dei sindacati (che la forniscono e se la fanno pagare) e le richieste di “formazione professionale” degli imprenditori. In realtà si punta sulla formazione professionale e, dopo il periodo di apprendistato, il lavoratore otterrà una certificazione (non so se dopo aver sostenuto una sorta di esame o meno, non si sono espressi a riguardo) che porterà a vantaggi sul mercato del lavoro nel caso il datore ritenga l'apprendista non idoneo o se dopo qualche anno di lavoro (a tempo indeterminato, superata la fase di apprendistato) il lavoratore voglia cambiare mestiere o datore. Questo tipo di inserimento è fortemente incentivato poiché il tasso massimo di apprendisti per lavoratore qualificato è 3 a 2 (significa che ogni 2 lavoratori qualificati/specializzati si potranno assumere 3 apprendisti) e, molto importante, ci sarà un tasso di conversione obbligatorio del 30% nel prossimo anno, ma crescente nel tempo proprio perché si vuole incentivare questo tipo di assunzione, ma limitarne lo sfruttamento. Significa che per ogni 10 apprendisti, 3 di questi saranno assunti per legge, ed è una percentuale destinata a salire dal 2013 in poi. Quindi, formazione professionale per entrare nel mondo del lavoro ed essere capaci di fare il proprio mestiere, ma forti limitazioni a chi potrebbe vedere questa come un'occasione ghiotta per risparmiare sul costo del lavoro. Ripeto ancora una volta che, dopo il periodo di apprendistato, se si riuscirà a convincere il datore delle proprie capacità e si apprenderà il mestiere, si verrà assunti a tempo indeterminato (il 30% per legge, quota destinata a salire).
  2. Contrasto alla flessibilità cattiva significa lotta alla precarietà non giustificata. Ci saranno, infatti, pesanti modifiche per quanto riguarda i vari contratti. Il contratto a tempo determinato non verrà cancellato, perché “uso improprio” di questo a parte, è un contratto utile per le imprese che hanno bisogno di lavoratori per poco tempo. Si combatte, però, questo uso improprio, che significa assumere lavoratori a tempo determinato e continuare a riassumerli per pagare meno tasse e un salario più basso a questi. Come ha detto il Ministro, l'Europa tende a guardarci molto male per questo. Gli interventi principali per questo tipo di contratto sono tre, uno a favore degli imprenditori e due a favore dei c.d. “precari”: primo, per i precari, questo tipo di contratto verrà disincentivato tramite dei costi aggiuntivi, quindi tassandolo di più, e la quota aggiuntiva ottenuta contribuirà a finanziare i nuovi ammortizzatori sociali, quindi andrà tutta a favore dei disoccupati; secondo, una carezza agli imprenditori, che vedranno scomparire l'obbligo di scrivere una causale che spieghi perché serve loro lavoro a tempo determinato (il c.d. “causalone) per il primo contratto di assunzione di quel tipo e per soli 6 mesi; terzo, ancora per i precari, si incentiva la trasformazione del contratto da tempo determinato a tempo indeterminato tramite una restituzione dallo Stato dei contributi aggiuntivi (di cui ho scritto prima) nei contratti “convertiti”, per un massimo di 6 mesi di tassazione (il contratto può essere stipulato per un massimo di 36 mesi). Il contratto di inserimento scompare, eliminando ogni abuso, ma non penalizza i giovani grazie a un vero e proprio regalo che il governo ha fatto a giovani e donne di cui parlerò al punto 4. Per quanto riguarda tutti gli altri contratti usati spesso in modo improprio, per sfruttare il lavoro e pagare meno, il Ministro non si è addentrato nei dettagli, ma ha parlato di una regola generale, a mio parere di fondamentale importanza, che si applica a questi contratti: saranno poste delle presunzioni. Cosa significa? Significa che il legislatore pone delle regole chiarissime per ogni contratto, e presume delle circostanze; se il caso dell'imprenditore rientra in questi scenari, in queste circostanze, il contratto di lavoro verrà considerato a prescindere da tutto, illecito*. In poche parole se tu, imprenditore, fai aprire una partita iva al tuo futuro dipendente per farlo lavorare tramite quel contratto, e allo stesso tempo hai un'impresa di questo tipo, questo numero di dipendenti, questo tipo di composizione del personale dipendente, a prescindere da tutto ciò che dici, pensi, scrivi, giustifichi noi affermiamo che tu stia facendo un uso improprio di quel tipo di contratto. Tutto ciò si applicherà dal prossimo anno, in modo da permettere alle imprese di sistemare l'organizzazione interna e di “lavare i panni sporchi”(ndr).
  3. Andrò molto veloce, l'ASPI (Assicurazione Sociale per l'Impiego) è un sistema di ammortizzatori che prevedono per l'individuo che perde il lavoro (se ha lavorato per almeno 52 settimane nell'ultimo biennio e gode di 2 anni di anzianità assicurativa) un indennizzo mensile di circa 1119 euro per un periodo di 12 mesi (15 per i lavoratori sopra i 58 anni). In questo caso la fonte è Il Sole 24 Ore, poiché il Ministro non si è addentrato molto, lasciando intendere che non è stata cambiata molto da ciò che è stato scritto sui giornali. Ha parlato, però, degli obiettivi di questo strumento, che andrà a sostituire la cassa integrazione ordinaria e si pone in un'ottica universalistica. Adesso, infatti, ci sono ammortizzatori relativamente generosi (l'ASPI paga di più, ma per meno tempo) distribuiti ad un bacino di circa 4 milioni di cittadini. L'ASPI, invece, si prevede raggiungerà un bacino di circa 12 milioni di cittadini (il triplo!!!). Si punta su un mercato più dinamico, in cui chi perde il posto sia sostenuto durante la ricerca di un altro lavoro. Qualcuno direbbe: fornendo ammortizzatori più generosi ma per tempi molto ridotti, vorresti rendere il mercato più dinamico? Certo che si! Ti sostengono in modo pesante (1119 euro mensili senza un lavoro non sono pochi), ma per 12 mesi! In questo modo se l'ufficio collocamento ti farà un'offerta, valuterai meglio prima di rifiutarla perché sai di avere solo 12 mesi per trovare un altro lavoro. Il mercato, così, diventa più dinamico! Si esce e si rientra (ceteris paribus, a parità di altre condizioni). Voglio ricordare che, per richiesta dei sindacati, l'ASPI partirà nel 2017 tramite un “morbido”(ndr) processo di adattamento degli altri ammortizzatori. Con un altro regalino del Governo ai giovani, introduco il paragrafo 4: la mini-Aspi.
  4. Il Ministro non ha descritto i dettagli, ma ha parlato del problema della ricerca del lavoro da parte dei giovani, che spesso a 29/30 anni cercano ancora di entrare nel mercato del lavoro. Per loro, nonostante non abbiano raggiunto i requisiti per l'ASPI, è prevista una mini-Aspi di importo ridotto. Nel paragrafo 2 parlavo di un interessante regalo per i giovani che riguarda il mercato del lavoro: otterremo una “dote” di sgravo contributivo spendibile sul mercato del lavoro. Cosa significa? Significa che lo sgravo sarà nostro in un certo senso, come se ci portassimo dietro quest'ultimo. È come aggiungere sul curriculm: io ti costo numeroacaso% in meno! Collegandoci al tema “uscita dal mercato del lavoro”, cito l'abolizione delle dimissioni in bianco (il famoso problema delle donne incinte).
  5. Flessibilità in uscita: si è speculato, oh quanto si è speculato. Altro che Investment Banks ed Hedge Fund, negli ultimi due mesi se ne sono lette/viste di tutti i colori. Voglio proporvi un grafico, perché credo sia il metodo migliore per spiegare lo “spacchettamento” dell'articolo 18. Prima, però, vorrei ricordare/chiarire alcuni punti: l'articolo 18 non si applica ai licenziamenti collettivi, disciplinati separatamente, ma si applica solo per riduzioni del personale al margine, ritocchi; il modelli con articolo 18 più limitato o addirittura inesistente sono modelli empiricamente collaudati, e sono tipici di Paesi con tassi di disoccupazione strutturale bassi (questo perché disincentivano l'esodo delle produzioni nazionali all'estero e incentivano investimenti). Per chi non ha mai fatto un corso di macroeconomia, la disoccupazione strutturale (o naturale) è il tasso di disoccupazione strutturale al quale un Paese dovrebbe tendere a parità di struttura del mercato, quindi a parità di leggi ed altri componenti. Questo significa che oggi la disoccupazione è al 9%? Se domani stracciamo l'articolo 18, la disoccupazione sarà ancora al 9%! L'abolizione dell'articolo 18 non crea lavoro, ma apre delle prospettive di medio-lungo termine. Perché potrebbe far abbassare il livello di disoccupazione strutturale, cioè: oggi abbiamo la recessione, non investe nessuno, domani torniamo alla crescita e chi investe piuttosto che investire 20 e non superare i 15 dipendenti per paura di “sposarli”, investe 50 e ne assume 30!!! Sento spesso lamentele circa i mercati, gli investimenti, che si pensi ai problemi della gente, beh gli investimenti sono IL problema dell'italiano di oggi, perché non ha lavoro ed investimento significa lavoro. L'obiettivo di questa “modifica” è quello di evitare che una parte di casi di licenziamento arrivi davanti al giudice, si cerca una conciliazione tra datore e lavoratore (modello “alla tedesca”), ma vediamo nel dettaglio come funzionerà:


In poche parole, se ti licenziano per motivi disciplinari, vai dal giudice e vinci la causa ottieni tra le 12 e le 24 mensilità e, a discrezione del giudice, il reintegro. Se ti licenziano per motivi discriminatori e vinci la causa, vieni direttamente reintegrato e il datore può essere chiamato a risarcirti. Se ti licenziano per motivi economici e tu vai dal giudice, se perdi la causa ottieni dalle 12 alle 24 mensilità e non puoi ottenere il reintegro. Se, però, tu vai dal giudice con il dubbio che ti stiano licenziando per motivi discriminatori o disciplinari, e lo stiano camuffando come un licenziamento per motivi economici, accertato questo lui applicherà le leggi del caso riguardante, quindi potrà essere previsto il reintegro. Può sembrare un iter ancor più complesso di quello di prima ma, in realtà, taglierà il numero di cause e incentiverà le imprese ad assumere più di 15 dipendenti ed investire. Si dice spesso, infatti, che i casi di articolo 18 sono pochi in Italia. Beh si, ma è pur vero che la maggior parte delle imprese fanno i salti mortali per stare sotto i 15 dipendenti e lontane dall'articolo 18. Inoltre, il Ministro Severino, ha preparato un iter giudiziario speciale per il caso, che dovrebbe accelerare i tempi ma per il quale il Ministro non ha approfondito i dettagli in conferenza.
 
Apprezzo molto questi tentativi del governo, perché è una manovra i quali effetti non si vedranno ne oggi ne domani ne dopodomani, ma sono riforme strutturali di medio-lungo periodo davvero significative. Hanno avuto un bel coraggio, ora speriamo nel Parlamento, aspettando i risultati del lavoro del Ministro Giarda circa il taglio della Spesa Pubblica, del Ministro Severino su giustizia e corruzione, del Ministro Profumo sull'istruzione e, quasi dimenticavo, del Ministro Patroni Griffi sulle regole del mercato del lavoro per i dipendenti delle Amministrazioni Pubbliche. È scritto nell'articolo 2 del decreto che il Ministro, sentite le parti interessate, farà la sua proposta in Parlamento durante l'iter legislativo e il suo lavoro, se approvato, verrà allegato alla riforma del lavoro. Un pensierino va, con non poca diffidenza, anche ai nostri cari partiti che stanno lavorando alla riforma elettorale, ma questa è un'altra storia....

Sfido chi legge a negare, a prescindere dal colore politico, che almeno 90% di queste riforme mirano a favorire i giovani e la qualità del lavoro in Italia. Chiarezza è la parola chiave e spero che il messaggio arrivi ai miei coetanei, è così che si lavora, è un governo di questo tipo che merita l'Italia e gli italiani (?).




*Errata corrige: non avendo letto il testo non sono sicuro sull'"illeceità" del contratto, non vorrei far arrabbiare i giurisit. Sono venuto, però, a conoscenza delle conseguenze: il contratto verrà automaticamente trasformato in contratto di lavoro subordinato, quindi il contratto dovrebbe essere illecito ma non nullo, e perderà questa illeceità con una conversione a quanto pare automatica.

Ps: mi scuso per l'immagine enorme non impaginata nel blog.

Fonti: Il Sole 24 Ore (circa gli ammortizzatori sociali);
          Conferenza stampa Consiglio dei Ministri 04/04/2012